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Report Settimana dal 27 al 31 ottobre

Dal sito forexmercatovalute.org

SETTIMANA 27-31 OTTOBRE


Cambia l’ora legale nel mondo (prima in Europa e poi negli Usa). I timori di un trasferimento della crisi finanziaria all’economia
reale si stanno realizzando con i “numeri” sul ciclo economico che restano in territorio negativo. La contrazione dell’economia
che porta alla recessione (tecnicamente definita come due trimestri consecutivi di variazione negativa sul Pil) già evidenziata
per l’Area euro che ha visto un calo del Pil dello 0,2% t/t già nel Q2, è stata ora certificata anche per il Regno Unito che nel
terzo trimestre ha registrato un calo di -0,5% (che diventa un teorico -2,0% annualizzato, il tasso di variazione anno su anno
è invece del +0,3% contro il +1,5% del Q2); è probabile che uno scenario simile si verifichi anche negli Stati Uniti.
L’azionario continua a realizzare nuovi minimi in una rotazione settoriale che colpisce non solo il comparto bancario ma anche
il resto del listino; la volatilità ha preso il sopravvento non solo sul mercato azionario ma anche sulle valute: in chiusura di
ottava lo yen in una sola seduta è passato da 127 a 116 contro euro tornando sui minimi degli ultimi sei anni (con relativo
tonfo del Nikkei sceso di circa il 10% sui timori per gli esportatori). Sicuramente questo certifica al momento la fine del carry
trade, ipotizzando che ancora si sia utilizzata la valuta giapponese per le strutture di finanziamento (proviamo ad immaginare i
“danni” di un deprezzamento di 50 punti dell’eur/yen per chi non ha chiuso in tempo le posizioni). I tassi sono ancora in calo
sul mercato dei titoli di Stato. i timori della recessione alimentano le attese di ulteriori tagli da parte delle Banche Centrali (29
ottobre la Fed, 6 novembre Bce e BoE) e favoriscono una riduzione dei rendimenti anche a più lunga durata, i crolli dei mercati
azionari alimentano il “flight to quality” verso i titoli di Stato. Il timore sulla capacità di rimborsare il capitale dato
a prestito alimenta il mercato delle coperture le cui quotazioni continuano a salire: i Cds (Credit Default Swap) si posizionano
sui nuovi livelli massimi e per gli emittenti peggiori in Europa siamo oltre gli 900bp. Il petrolio resta posizionato sotto i
70Usd/b. I dati del Fmi indicano per il 2009 una crescita del Pil mondiale del 3,0% e questa per molti è la soglia limite della
recessione mondiale: ciò significa che ci attenderanno alcuni trimestri di stagnazione e contrazione. Le politiche dei Governi
(deficit spending, nazionalizzazioni o quanto altro) e le politiche delle Banche Centrali (tassi di riferimento in calo, disponibilità
di ampia liquidità per le tesorerie bancarie) favoriranno la ripresa. Negli ultimi giorni i tassi interbancari hanno frenato la
discesa, ma in base alle indicazioni fornite dai future sull’euribor a tre mesi, entro metà 2009 potrebbero scendere anche di
200bp dagli attuali livelli arrivando intorno al 3,0%: buone notizie per le imprese indebitate e per le famiglie alle prese con le
rate del mutuo a tasso variabile.
In tema di Banche centrali: la domanda non riguarda cosa faranno (i tagli sono scontati), ma quando lo faranno e con quale
“passo”. In settimana, il giorno 29 ottobre, è prevista la riunione della Fed: il mercato si attende un taglio di 50bp (oltre il 70%
di probabilità), ma non esclude l’ipotesi di -75bp: il tasso sui fed fund potrebbe così tornare all’1,0%, o addirittura sforare al
ribasso questo livello, dopo soli quattro anni e mezzo. La Banca del Giappone si riunirà il 31 ottobre ed il mercato si attende la
conferma del tasso target allo 0,50%. Si riuniranno poi la Banca centrale europea e la Banca d’Inghilterra: il mercato sconta
per entrambe un taglio che per la Bce potrebbe essere di 50bp rispetto all’attuale livello del 3,75% e per la BoE potrebbe
addirittura essere di 100 bp dall’attuale 4,50% dopo il pessimo dato sul Pil del terzo trimestre.
Il mercato interbancario sta riducendo i tassi con estrema lentezza e l’euribor ad un mese ha addirittura interrotto il trend: per
ora si è fermato al 4,61% e con il calo di 58 bp ha “assorbito” la riduzione decisa dalla Bce sul tasso di riferimento ad inizio
ottobre, ma dimostra che gli operatori sono ancora estremamente restii a ridurre il differenziale, storicamente
estremamente elevato, tra i tassi spot e tasso di riferimento che su questa scadenza è ora pari ad 85bp. L’incertezza della
situazione è evidenziata dal tasso a tre mesi: ora il tasso spot ha fissato in area 4,90%, ma secondo le quotazioni del contratto
future con scadenza novembre 2008, fra meno di un mese dovrebbe “valere” il 4,35%.
Sui mercati valutari brilla lo yen, che prosegue la sua fase di apprezzamento con percentuali allineate a quelle dei mercati
azionari, generalmente molto più volatili. Da metà luglio lo yen ha guadagnato il 43% contro euro, il 17% contro dollaro ed il
47% contro sterlina. A fronte del rafforzamento dello yen (sulla scia della fine delle operazioni di carry trade che alimentavano
i rialzi dei mercati azionari) l’euro amplifica le perdite confermando la fase di debolezza della divisa unica che sconta le attese
di marcate ripercussioni della crisi finanziaria sulla crescita e le probabili riduzioni del costo del denaro: il rapporto contro
dollaro ha segnato un calo di oltre il 18% da metà luglio.
Dal punto di vista tecnico, il cambio eur/usd ha accelerato al ribasso dopo la violazione dei supporti di area 1,33 (parte bassa
del canale rialzista che guidava i recuperi dell’euro dal 2001) portandosi sui livelli dell’estate 2006. Tecnicamente i successivi
supporti si individuano in area 1,21/1,16 (50% di ritracciamento del movimento di rialzo dal 2001 al 2007 e minimi del biennio
2004-2005). Restringendo l’orizzonte temporale, possibili rimbalzi potranno essere sviluppati dai supporti di area 1,25 in vista
dello sviluppo di una nuova fase laterale correttiva che non intacca al momento rischi di una successiva ripresa del ribasso.
Fonti: Reuters ; Bloomberg; BNL gruppo BNP Paribas
OTT. .2008, lo Staff di forexmercatovalute.org
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