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Evoluzione della società economica contemporanea!

Ben ritrovati, mi auguro che le vostre vacanze siano state serene e lunghe, almeno quanto le mie, e che vi abbiano consentito di recuperare tutta l’energia necessaria per affrontare insieme questo nuovo anno lavorativo.
Come sempre, cercherò di essere diretto e senza indugio, sono pronto ad esporvi il mio punto di vista sulla situazione macroeconomica e sulle dinamiche dei mercati.
Ci eravamo lasciati con una situazione che suscitava in me un grande senso di vuoto e di incertezza, ma dopo uno sguardo a quanto accaduto durante il mese di Agosto, quelle sensazioni sono riaffiorate esattamente con la stessa intensità.
Dunque, da dove iniziare, gli argomenti da trattare con molta accuratezza sono tanti e vari che probabilmente vi annoierei, quindi anziché passare in rassegna tutti gli avvenimenti di questo caldo Agosto, non solo da un punto di vista meteorologico, vorrei cercare di focalizzare la vostra attenzione su tre punti e cioè crisi del debito pubblico, crescita globale non sostenibile, fallimento della globalizzazione.

Crisi del debito pubblico

Il messaggio che arriva dai mercati è forte e chiaro, ma nonostante tutto i governi sembrano intenzionati ad andare avanti con misure che a mio avviso non faranno altro che contrarre ancor di più l’economia. Questo perché si è deciso di percorrere obiettivi che francamente sono improponibili, con tagli sostanziali della spesa pubblica che non rappresenta il vero problema e cercherò di essere il più chiaro possibile. Probabilmente pochi di voi sanno che il denaro in circolazione non è di proprietà degli Stati in quanto hanno delegato pochi privati, azionisti delle banche private, a crearlo. La cosa paradossale è che per poi utilizzarla, detti privati prestano la moneta agli Stati con tanto di interessi!
Quindi per capirci la Banca d’Italia come quella francese o di altri paesi non sono le banche dei loro cittadini, compresa la BCE, ma sono di proprietà di grandi banchieri .
Per fare un esempio la FED è di proprietà di alcune delle più famose banche del mondo come la Rothschild Bank di Londra, Goldman Sachs di New York e poche altre, queste a loro volta sono anche proprietarie di molte Banche centrali europee, che a loro volta sono proprietarie della Banca centrale europea, quindi attraverso questo meccanismo di scatole cinesi il debito pubblico mondiale è in mano a pochi. Quello di cui avremmo veramente bisogno dunque non è ridurre il debito attraverso tagli al sociale o alla sicurezza, ma bensì semplicemente ritornare in possesso del diritto a produrre moneta. Tutto quanto detto finora, non ha nulla di segreto, sono solo informazioni che non circolano quasi ci fosse un divieto non scritto ad imporlo. Molto probabilmente i timori per le ripercussioni sono maggiori del senso di dovere nei confronti dei cittadini, timori se vogliamo giustificati dagli eventi del passato, eventi che la storia ci suggerisce come per esempio la fine, che alcuni degli eroici politici americani (A.Lincoln, J.F.Kennedy, R.Kennedy) hanno avuto nel cercare di percorrere questa strada .

Crescita globale non sostenibile

La crescita globale è in stallo!!!
A farmi iniziare a pensare questo, è il fatto che questa crisi sembra essere davvero profonda più di ogni altra e che soprattutto quello a cui dovremmo realmente porre attenzione continua ad essere trascurato.
I combustibili fossili che hanno permesso lo sviluppo dell’economia negli ultimi secoli, si stanno esaurendo, e ancora non disponiamo di fonti energetiche alternative pronte, per poter continuare a sostenere questo tipo di economia, e d’altro canto dagli studi fatti da svariati istituti di ricerca non sembrano arrivare buone notizie; le energie rinnovabili non consentiranno di avere lo stesso apporto di energia elettrica che, nel giro di qualche decennio sarà razionata e disponibile solo in alcune ore del giorno, come già accade in alcuni paesi.
Se solo volessimo considerare questo aspetto il nostro modo di pensare dovrebbe immediatamente cambiare e focalizzarsi su come cambierà la nostra vita, quella di tutti i giorni. Per intenderci il costo del petrolio arriverà alle stelle e questo si ripercuoterà sull’economia ad iniziare dalle classi più deboli e via via fino a quelle in cima alla piramide sociale. Anche se in maniera molto succinta questo è il succo della questione, gli scenari dell’economia mondiale sono tutt’altro che incoraggianti. Per concludere questa parte dell’articolo vi invito a leggere THE END OF GROWTH di Richard Heinberg, un libro che per certi aspetti sembra visionario e apocalittico ma che senza dubbio deve farci riflettere.

Fallimento della globalizzazione

Come conseguenza alla situazione sopra prospettata, e già non più futura, con la crisi in cui ci ritroviamo a vivere in questi anni, ci vuole poco ad arrivare a questa conclusione: la globalizzazione è fallita!
A dirlo sono i fatti, non certo le mie parole. Nell’economia globalizzata, dove ogni volta si è puntato ad economie di scala sempre più grandi a costi marginali sempre più bassi, l’unico fattore comune, è stato l’aumento della povertà. Dai dati statistici emerge che mai come in questo periodo sta aumentando vertiginosamente il numero delle persone che vive con meno di 1 dollaro al giorno. Tutto questo porterà ineluttabilmente, con la fine dell’accesso illimitato ai combustibili fossili, alla fine della globalizzazione stessa. Questo perché le imprese che si saranno espanse fino a diventare delle multinazionali dovranno fare i conti con una tendenza decrescente. A mio avviso a sopravvivere a tutto questo saranno le piccole e medie imprese, perché saranno in grado, non essendo centralizzate e meglio distribuite sui territori, a far fronte alla domanda con la qualità dei prodotti, e saranno in grado di rispondere alle necessità di base della loro comunità attraverso la disponibilità delle risorse locali.
Questo porterà alla nascita di un nuovo tipo di società, con imprese ed imprenditori, capaci di generare lavoro e ricchezza meglio distribuiti, con prodotti migliori sia per la salute che per l’ambiente, questo è quello che mi auguro sposando appieno le teorie della “BLUE ECONOMY” che in svariati angoli del mondo sta già penetrando nel tessuto sociale.

Francesco Dipino


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

sulla Fed sono d'accordo, ma tra le banche centrali dei paesi dell'unione europea solo Bankitalia è partecipata da privati, le altre banche centrali (bundesbank, banque of france e bank of england le principali) sono di proprietà dei rispettivi stati nazionali. Le risulta?

cordiali saluti

Daniele

Francesco Dipino ha detto...

In virtù del fatto che siamo in un sistema monetario comune le banche centrali hanno sempre minor peso e ancor meno possono influenzare l'andamento dell'economia del singolo stato, la banca centrale di riferimento è chiaramente la BCE ,che detto francamente non è altro che la Bundesbank che purtroppo continua a fare gli interessi dei singoli stati piuttosto che della comunità, fatta questa precisazione dico che a me risulta che tutte le banche centrali sono partecipate in maniera più o meno evidente e che quello che bisognerebbe cambiare è il sistema bancario mondiale affinchè gli stessi istituti centrali possano essere organi indipendenti.

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